Caminante, no hay camino. . .

Domani, 4 maggio, avrà fine la cosiddetta “fase 1”, e avrà invece inizio la tanto agognata “fase 2”. Con la fine della “fase 1”, è giunto il momento di fare un primo bilancio di ciò che L’antivirus è stato; e ancor di più, di rivolgerci al futuro, di riflettere su ciò che L’antivirus potrà, nei prossimi mesi, diventare. Quando, il 6 aprile scorso, L’antivirus incominciava la propria attività, fondamentalmente due erano gli obiettivi che esso si prefiggeva: da un lato, quello di far nascere un dialogo aperto, approfondito e intergenerazionale intorno alla crisi coronavirus; e dall’altro, quello di coagulare un gruppo che alle conseguenze di tale crisi potesse, un giorno, nel proprio piccolo rispondere

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Autocertificazione Standard

Tra il 1982 ed il 2015, lo Stato italiano ha portato avanti una campagna di sterilizzazione coercitiva di massa contro le persone trans. Per quarant’anni, per poter rettificare i propri documenti e poter avere il proprio genere riconosciuto ufficialmente, le persone trans si sono dovute sottoporre ad una sterilizzazione chirurgica completa. Dal 2015 non siamo più costretti alla sterilizzazione forzata, ma le condizioni di riconoscimento di una persona trans in quanto tale continuano ad essere

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Una passeggiata a New York

Questa mattina sono uscita intorno alle 12, munita di mascherina. Ero diretta poco lontano da dove abito, al parco che corre lungo la riva del fiume Hudson, linea demarcatrice del confine fra lo stato di New York e il New Jersey. Era una giornata di splendido sole, e data l’assenza di reali restrizioni in merito alla possibilità di uscire di casa, ho approfittato per prendere una boccata d’aria. Anche in questa situazione estrema, il governo ha preso la via della responsabilizzazione dell’individuo e ha scelto di non agire sulla libertà personale con restrizioni imposte dall’alto. Il numero di emergenza attivato dal sito ufficiale della città di New York per mantenere i cittadini informati sulla situazione COVID-19 si occupa di diffondere e inviare messaggi che invitano a restare a casa, a stare lontani gli uni dagli altri: “aiuta a fermare il contagio del COVID-19. Resta a casa per salvare vite.

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Fare bene, oltre il virus

Nel bel mezzo della pandemia, quando l’opinione pubblica aveva più o meno conquistato il concetto del gruppo, del bene collettivo, sono stata travolta da una serie di eventi terribilmente individuali. Mi sono abilitata, concludendo, così, una parte del mio percorso di studi (sì, sono tra quei neo-medici del decreto); ho trovato lavoro (capirai, di questi tempi gli unici che non

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#iononrestoacasa

La desolazione delle città di tutto il mondo è stata raccontata attraverso discorsi dai toni foschi e immagini impressionanti. Ci siamo trovati il vuoto e la stasi laddove meno ce lo saremmo aspettato (piazze, strade, stazioni); spettatori inerti, chiusi in casa a contemplare questo spettacolo post-apocalittico con una crescente sensazione di eerieness. Al riparo dal virus tra le quattro mura domestiche, non possiamo però sfuggire alla narrazione velenosa della pandemia-quarantena come “guerra”, ai toni concitati, ai continui allarmi – né tantomeno contrastarla efficacemente. Ma nel generale ribaltamento del mondo, una prospettiva alternativa, uno sguardo autonomo e “immune”, arriva, anche qui, da dove forse non ci saremmo mai aspettati.

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Salvini, la ministra, Google e il Papa

I motivi per parlare di scuola e di didattica sono sempre numerosi, ma quelli per tacere generalmente sono in netta maggioranza. Questa mia convinzione aveva vacillato già qualche giorno fa, quando la ministra dell’istruzione aveva dato prova dell’incapacità di comunicare nella propria lingua madre1 e Salvini aveva pubblicato un post in cui poneva il problema dell’accesso all’istruzione per tutti e tutte proponendo, come in Spagna, una programmazione didattica nazionale via tv.

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La piega del gomito

Dice bene il nostro Presidente Conte, stando a casa in quarantena si scoprono molte cose. La quarantena è un momento indubbiamente difficile per tutti, ma è anche un momento di raccoglimento, un momento sorgivo di nuove e arricchenti conoscenze. Una su tutte: la piega del gomito.
La piega del gomito è una parte del corpo che non conoscevo prima di questa quarantena. In realtà, devo confessare che il gomito stesso è una parte del corpo che ho sempre colpevolmente trascurato, considerandola solo la congiuntura nodulare di due segmenti di braccia.

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L’ordine dei pensieri

Per persone simili a me, concedersi delle passeggiate e toccare gli esseri umani non è un lusso, ma piuttosto una necessità. Si potrebbe replicare che è una necessità per tutti, ed effettivamente credo che lo sia, ma voglio spiegarvi perché lo è per me. Nel mio caso infatti si tratta spesso di un lavoro, a volte involontario, ma necessario per guadagnare il mio mantenimento psicofisico. E come tutti i lavori al momento in difficoltà, anche questo soffre gravi conseguenze.

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