La piega del gomito

Bilancio di un gomito sconsolato

Di Niccolò Fettarappa Sandri

 

    Dice bene il nostro Presidente Conte, stando a casa in quarantena si scoprono molte cose. La quarantena è un momento indubbiamente difficile per tutti, ma è anche un momento di raccoglimento, un momento sorgivo di nuove e arricchenti conoscenze. Una su tutte: la piega del gomito. 

    La piega del gomito è una parte del corpo che non conoscevo prima di questa quarantena. In realtà, devo confessare che il gomito stesso è una parte del corpo che ho sempre colpevolmente trascurato, considerandola solo la congiuntura nodulare di due segmenti di braccia. Ma mi sbagliavo, lo devo ammettere. E per questo devo ringraziare la scienza. Certo, la scienza non è ancora in grado di dirci come affrontare l’emergenza del virus, ma fin dal primo giorno la scienza era molto in grado, più che in grado, di spiegare a tutto un popolo smarrito che cosa esattamente è un gomito. Di più, la scienza è stata capace di illuminare quel recesso abissale che ogni gomito nasconde, la piega. Non c’è bisogno di vergognarsi – per quanto possa suonare bizzarro, tutti quanti abbiamo una piega del gomito. C’è chi l’ha scoperto prima, c’è chi l’ha scoperto più tardi e chi ancora deve scoprirlo, ma la quarantena ci mette nudi, faccia a faccia, con questa verità: la piega c’è. E così abbiamo scoperto di abitare corpi complessi, fatti di parti sconosciute. 

    E così io stesso ho avuto modo di scoprire che il gomito non è solo una banale articolazione, no, ma nasconde in sé qualcosa di più magico e misterioso. 

 

    A farmi scoprire questa seducente parte del corpo è stato il capo della Protezione Civile Borrelli. Bisogna infatti ricordare che la Protezione Civile si è assicurata fin da subito che i cittadini sapessero tutti starnutire correttamente e si è prodigata ad illustrare con chiarezza le modalità del nuovo emergenziale starnuto. Per questo si deve solo applaudire l’apprensione democratica del governo, che è stato al passo con tutti. 

    Borrelli nel corso dei suoi bollettini ha dato dimostrazione di saper padroneggiare con somma maestria la sua piega del gomito. Ho passato diversi pomeriggi a guardare Borrelli e a meditare con invidia sul suo gomito, finché ho scoperto anche io di avere un gomito e che il mio gomito nascondeva una piega per nulla dissimile o inferiore a quella esemplare del capo della Protezione Civile.

    Ora, non bisogna abusare dei propri gomiti. La Protezione Civile ha fatto sapere che si può e si deve utilizzarli unicamente per riporre in essi il muco espulso. Ma io ho osato. Dopo diversi pomeriggi passati ad osservarmi cogitabondo il gomito, mi sono deciso a esplorare questa piega e ho fatto una inaspettata scoperta. 

 

    La piega del gomito non è solo il luogo dove è ministerialmente previsto riporre il proprio muco, no, ho scoperto in essa un luogo dilettevole, un’oasi felice dove cerco riparo e conforto. La piega del gomito è un luogo intimo, dove riporre i propri privatissimi starnuti e pensieri. Chi si ripiega nel proprio gomito assume una posa dolce, protetta e carezzevole. L’uomo nel suo gomito diventa un fatto interiore, meno volgare: nella sua piega l’uomo si ingentilisce, nel suo gomito l’uomo prende una piega sentimentale. 

    Proni e supplicanti, milioni di italiani hanno così riscoperto la vulnerabilità umana, ritornando nei loro gomiti. Io stesso passo tutti i pomeriggi sonnecchiante in questa fetale posa, confortato nella mia ripiegata cuccia. E con me, la mia famiglia trascorre ormai tutto il tempo sul divano, docilmente rattrappita in questa membrosa tenda. I miei familiari sono così assorti nella piega da essersi ridotti a ciambelle, forme cilindrico-gomitali senza più estremità. Questa posa non la si può sempre mantenere con solerzia. Quando la mia ormai invertebrata famiglia si riunisce per i pasti, per esempio, ci permettiamo di far spuntare un quarto di bocca da sotto il braccio piegato per masticare qualcosa. Borrelli ci perdonerà, senza contare che la maggior parte del cibo ricade così nel piatto. Nell’isolamento della quarantena ho smesso di sentire i miei amici, perché sono tutti piegati nell’incavo del gomito e non possono più rispondere al telefono. Quando lo fanno, le videochiamate sono brevi e suscitano in me un certo imbarazzo, trovandomi a parlare con un gomito – sia pure quello di un amico – articolazione del corpo risaputamente poco loquace. 

 

    La piega del gomito è un pensatoio, un refugium peccatorum. Nella piega si può affondare il naso alla scoperta della propria più intima essenza, approfittando di questo tempo che ci è concesso per impegnarsi in un’accorata ricerca di certezze olfattive. La piega del gomito, inoltre, ricopre un imprescindibile ruolo assistenziale, esercita la funzione di surrogato affettivo. So di molti miei conterranei che, durante questa quarantena, trovano nel proprio gomito tutto ciò che manca loro a casa: calore, comprensione, una pasta asciutta.

    Questo luogo accontenta tutti, in esso la rocciosa protezione del gomito si sposa con la sinuosità femminea della piega: la prosa del gomito incanta, la poesia della piega innamora. Gli uomini trovano nella piega uno spogliatoio per franche e virili amicizie, alla piega l’italiano si sente di fare le sue confidenze più maschie. Le donne hanno invece scoperto un luogo sconosciuto da poter adornare e personalizzare. Per venire incontro ai gusti di tutti, sono in commercio gomiti di diverse fantasie. 

 

    Per contenere l’emergenza servono i gomiti di tutti. Il gomito è stato riconosciuto come bene primario. Certo, non sono mancate le proteste, viste le molte segnalazioni di penuria di pieghe nelle regioni più colpite dal virus. Nel frattempo, è arrivato dalla Cina il primo contingente di 10 milioni di gomiti, già stoccato nei magazzini della protezione civile. Le più alte cariche dello Stato hanno fatto appello alla solidarietà dei cittadini più snodabili del paese, affinché ospitino i meno fortunati nelle altre pieghe di cui il nostro corpo è fornito, quelle del ginocchio per esempio. In totale, un cittadino atletico può generosamente ospitare nelle sue pieghe almeno altri tre cittadini, tutti incassati uno nell’altro. E anche questa è l’Italia: generosità.

    Questo non è il momento delle polemiche, è il momento della responsabilità. “Restate nei vostri gomiti”, intimano le istituzioni. A commuovere il paese è stato il presidente Mattarella, che ha parlato alla nazione mostrandosi tutto gobbo e torto nella sua piega, cosa che ha reso più complessa la comprensione del messaggio istituzionale. Se i concittadini del Presidente si sono comunque commossi nell’ascoltare i borbottii presidenziali provenienti dalla piega, le istituzioni europee si sono lasciate meno coinvolgere. “Parli più forte e ripeta almeno due volte le frasi”, ha commentato la von der Leyen, a cui pare che Mattarella si stesse rivolgendo con toni di rimprovero. 

    I toni con l’Europa sono sempre più accesi e, mentre alcuni cercano ancora di ribadire un senso di collaborazione tra i paesi membri (“Lavoriamo gomito a gomito!”), altri, come il presidente Conte, sono più tranchant: “O l’Europa ci sarà vicina o la storia prenderà tutta un’altra piega”. 

 

    Secondo alcuni esperti, piagata dal virus, l’umanità superstite potrà sopravvivere piegata nei propri gomiti. Ed ecco quindi l’immagine sconsolata di una nazione introversa e convessa nei propri gomiti, di gente ormai addomesticata a “viversi dentro”. 

    Ormai ho capito che il gomito è il nostro ultimo presidio sanitario, che l’ultima trincea che ci resta è l’avambraccio. Isolato nel mio cubicolo, osservo dal mio angolo infelice questa umanità curvilinea, infilata nella tasca del proprio gomito. Abbiamo fatto molte scoperte, ha ragione Conte.

    La scoperta di essere flessibili, reclinabili e piegabili in un formato minore di noi stessi. Ma questa vita raggomitolata non ci piace né soddisfa. Ora che abbiamo perso la statura vettoriale di prima, ora che viviamo tutti interni in questa incassatura domestica, aspettiamo solo che qualcuno ci dispieghi plica ex plica come una fisarmonica. Questo solo oggi possiamo dire: siamo incassati, siamo molto incassati.

 

 

Niccolò Fettarappa Sandri è studente di filosofia; ha 24 anni e vive a Bologna

3 pensieri riguardo “La piega del gomito

  • 11/04/2020 in 11:49 am
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    Geniale. Bellissimo.

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  • 11/04/2020 in 4:44 pm
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    Citandoti, “una prosa che fa innamorare”! Trascinante.

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  • 20/04/2020 in 4:33 pm
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    Altro che APOCALISSE TASCABILE la PIEGA del GOMITO!!! Complimenti Niccolò 👏👏👏

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