Ammalarsi, dove?

“Nulla sarà come prima” è il mantra palingenetico di questi giorni cupi di coronavirus. Quante volte l’abbiamo già sentito e letto, l’ultima solo un decennio fa, all’incedere della grande depressione provocata dal turbo-capitalismo finanziario, ma sappiamo come è andata a finire: non stiamo più come prima, anzi per molti aspetti stiamo collettivamente peggio di prima. Nell’attesa messianica che tutto cambi, pare opportuno cominciare a effettuare alcune prime arature del cambiamento possibile a partire dallo stato delle cose attuali,

Leggi il seguito

Il picco alle nostre spalle (ma lo sapevamo da un mese)

Il 21 febbraio, venerdì, mi raggiunge la telefonata di una mia vecchia amica, giornalista. “Maurizio, ma tu come la vedi questa storia del Coronavirus?” “Un’influenza, un po’ più cattiva.” “Si vede che non leggi i giornali. Sta per scoppiare l’apocalisse.”. Avevamo ragione entrambi, probabilmente. Proprio quel giorno 14 persone a Codogno e 2 persone a Vo’ Euganeo, a distanza di 200 km le une dalle altre, risultano positive al test. Fino a quel momento sembrava una cosa ‘cinese’: i due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani e un italiano rimpatriato dalla Cina. Basta. Tre casi in tre settimane. Ma le cose non stavano così.

Leggi il seguito

Il fixing del contagio

La nuova chiusura di Wuhan ci conferma che il virus non si sradica, ma si mitiga, come ci spiegava Tomas Pueyo nel saggio più lucido ed esemplificativo di questa tragica stagione. L’obiettivo, scrive Pueyo, è quello di appiattire la gobba, per rendere gestibile e non più emergenziale la risposta sanitaria. Se questa è la prospettiva, ulteriormente allungata da quanto ci ha detto il Ministro della Sanità Speranza, che ci avverte che per l’arrivo del vaccino dovremo attendere nel migliore dei casi un anno, allora dovremo attrezzarci a convivere socialmente con la pandemia. Tutto dipenderà dal cosiddetto R0, erre con zero, che è l’indicatore che misura la contagiosità di un singolo portatore del contagio, anche se asintomatico. 

Leggi il seguito

Sulla corona (del soldato)

È certamente rischioso in queste ore, mentre la situazione evolve ancora a ritmo rapidissimo e gli animi di tutti sono così dolorosamente gravati, lanciarsi in considerazioni incerte sul modo in cui stiamo reagendo di fronte alla nuova pandemia. Mi metto però a farlo, spero ben conscio dei miei limiti e delle mie ignoranze, perché a colpirmi è anzitutto una cosa: il totale, monolitico, mi domando se poco ragionato assenso della gran parte di noi alle misure prese dal Governo e dal Presidente del Consiglio. Ho come la sensazione che di fronte all’emergenza la nostra capacità di ragionare si sia azzerata: ci limitiamo ad ubbidire passivamente, terrorizzati all’idea che la malattia possa cogliere noi o i nostri cari, incapaci di mettere in discussione quell’opinione che, lo diamo per scontato, è migliore della nostra in q…

Leggi il seguito