Sanità in salsa lombarda

Guardando ai dati di questi tre mesi di epidemia qualcuno si è chiesto se non fossimo davanti a due epidemie differenti: una in Lombardia e l’altra nel resto del Paese. Anche dopo tutte le “normalizzazioni” possibili (quando si cerca di eliminare fattori di “annebbiamento” per poter paragonare i dati in modo da renderli più ‘significativi’), i numeri e le curve della Lombardia restano diversi da quelli di tutte le altre regioni: la seconda regione (dopo la Val d’Aosta) per diffusione del virus

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Fare bene, oltre il virus

Nel bel mezzo della pandemia, quando l’opinione pubblica aveva più o meno conquistato il concetto del gruppo, del bene collettivo, sono stata travolta da una serie di eventi terribilmente individuali. Mi sono abilitata, concludendo, così, una parte del mio percorso di studi (sì, sono tra quei neo-medici del decreto); ho trovato lavoro (capirai, di questi tempi gli unici che non

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La Cina alla prova della fase 2

La Repubblica Popolare Cinese è il primo paese ad aver affrontato, e forse contenuto, la pandemia Covid-19, dando la sensazione di aver trasformato una potenziale catastrofe sanitaria in un’occasione di visibilità e prova d’efficienza del suo modello socioeconomico, il “socialismo con caratteristiche cinesi’. L’immagine della Repubblica Popolare sembra essersi rafforzata e il soft power di Pechino viaggia insieme ai suoi medici e ai suoi cargo di materiale utile alla lotta al Covid-19.

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Ammalarsi, dove?

“Nulla sarà come prima” è il mantra palingenetico di questi giorni cupi di coronavirus. Quante volte l’abbiamo già sentito e letto, l’ultima solo un decennio fa, all’incedere della grande depressione provocata dal turbo-capitalismo finanziario, ma sappiamo come è andata a finire: non stiamo più come prima, anzi per molti aspetti stiamo collettivamente peggio di prima. Nell’attesa messianica che tutto cambi, pare opportuno cominciare a effettuare alcune prime arature del cambiamento possibile a partire dallo stato delle cose attuali,

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Il picco alle nostre spalle (ma lo sapevamo da un mese)

Il 21 febbraio, venerdì, mi raggiunge la telefonata di una mia vecchia amica, giornalista. “Maurizio, ma tu come la vedi questa storia del Coronavirus?” “Un’influenza, un po’ più cattiva.” “Si vede che non leggi i giornali. Sta per scoppiare l’apocalisse.”. Avevamo ragione entrambi, probabilmente. Proprio quel giorno 14 persone a Codogno e 2 persone a Vo’ Euganeo, a distanza di 200 km le une dalle altre, risultano positive al test. Fino a quel momento sembrava una cosa ‘cinese’: i due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani e un italiano rimpatriato dalla Cina. Basta. Tre casi in tre settimane. Ma le cose non stavano così.

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La salute in tempi di emergenza e in tempi di normalità

L’importanza della sanità pubblica in tempi di emergenza da Covid-19, ma a maggior ragione in tempi “normali”, deve portarci a riflettere da un lato sulle origini storiche dell’istituzione che ne è più investita, il Servizio Sanitario Nazionale; dall’altro sulle trasformazioni che negli ultimi decenni hanno portato a una riduzione del welfare e dei servizi pubblici. I tagli alla sanità e al welfare sono stati uno degli elementi centrali della riorganizzazione del capitalismo in chiave neoliberale affermatasi a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso. Da tempo analizzati da una ricchissima letteratura,

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Dentro un’attesa surreale

Voglio prendere alla lettera il sottotitolo del vostro sito, e cercare di costruire un dialogo, una interlocuzione diretta, con alcuni tra i primi interventi che avete pubblicato su L’antivirus. Partirò dal denso testo di Carmine, che pone sul tappeto con chiarezza una serie di problemi di diversa portata, a partire dalla gestione della pandemia in corso. Al primo posto la questione sanitaria e dunque la necessità di tener conto oggi e in futuro, come lui dice, “della geografia e della storia” del nostro sistema sanitario, che – con la sua articolazione territoriale drammaticamente disuguale – decide della vittoria o della sconfitta della medicina sulla malattia. In discussione sono anche le decisioni governative per contenere la dinamica di espansione del virus, che hanno portato a una assolutizzazione del blocco totale della mobilità sociale.

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L’ordine dei pensieri

Per persone simili a me, concedersi delle passeggiate e toccare gli esseri umani non è un lusso, ma piuttosto una necessità. Si potrebbe replicare che è una necessità per tutti, ed effettivamente credo che lo sia, ma voglio spiegarvi perché lo è per me. Nel mio caso infatti si tratta spesso di un lavoro, a volte involontario, ma necessario per guadagnare il mio mantenimento psicofisico. E come tutti i lavori al momento in difficoltà, anche questo soffre gravi conseguenze.

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