Un periodo speciale

A Pechino e nei territori in cui arriva la sua voce, si è sentita l’espressione “periodo speciale” (特殊时期) per descrivere il momento diverso da tutti gli altri che ha sconvolto il Paese fra metà gennaio e fine febbraio. Le sue cause esistevano già da prima, e le conseguenze si vivranno anche dopo, ma quei giorni rimaranno unici: gli agghiaccianti bollettini, aspettati ogni giorno con preoccupazione, come una pena dantesca senza fine; la morte di Li Wenliang, che ha dato forma a una rabbia sociale verso

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Fare bene, oltre il virus

Nel bel mezzo della pandemia, quando l’opinione pubblica aveva più o meno conquistato il concetto del gruppo, del bene collettivo, sono stata travolta da una serie di eventi terribilmente individuali. Mi sono abilitata, concludendo, così, una parte del mio percorso di studi (sì, sono tra quei neo-medici del decreto); ho trovato lavoro (capirai, di questi tempi gli unici che non

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Raccontare la Catastrofe

L’esperienza collettiva che l’Italia e il mondo stanno vivendo in queste settimane ci mette di fronte a un problema nuovo, che si aggiunge e, anzi, sovrappone a quello materiale dell’emergenza biologica e sanitaria: si tratta dell’emergenza mediatica e “letteraria” che richiede, per essere affrontata, degli strumenti che forse non abbiamo ancora pienamente a disposizione ma che – proprio per questo – occorre al più presto fabbricarci. La peculiarità del “fatto” coronavirus,

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Una inaspettata fine del mondo

“Se stai leggendo queste parole, allora l’umanità non è ancora scomparsa”. Chi non ha mai sognato di iniziare un racconto in questo modo. È uno degli incipit più abusati dalla science-fiction. Potrebbe essere l’inizio di un libro di fantascienza apocalittico di serie B e invece è la realtà che stiamo vivendo con angoscia in questi giorni. Una realtà plausibile, per quanto inaspettata che siamo stati abituati a contemplare con distacco e ironia nelle

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L’immaginario collettivo ai tempi del Coronavirus

Ci troviamo ad assistere negli ultimi tempi ad una esasperazione della militarizzazione del linguaggio. Penso al virus come nemico da combattere, ai medici in prima linea, all’echeggiare dell’inno d’Italia, alla pubblicità per l’arruolamento di volontari della Croce Rossa, al riferimento all’ora più buia di Churchill… Insomma, credo che ciascuno possa continuare la lista con gli esempi che preferisce. Durante le prime settimane di lockdown, quando l’Italia era ancora l’unico Paese in Europa ad aver deciso di impedire la mobilità dei cittadini se non per comprovati casi di necessità, circolava in rete un articolo, condiviso con me con le migliori intenzioni,

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