Smart working e didattica a distanza

Smart working e didattica a distanza

Il Covid-19 ci apre gli occhi sull’era digitale

di Lorenzo Pampanini

 

    Il fenomeno più interessante che questa quarantena ha determinato, sul quale varrà la pena riflettere a lungo nei mesi, e forse negli anni a venire, è l’incremento dello smart working e della didattica a distanza. Fenomeno parimenti importante all’elaborazione psicologia e sociologica del distanziamento sociale, con il quale intrattiene una relazione di mutua co-determinazione. Sta diventando evidente che la dialettica della distanza della didattica telematica offre una soluzione professionale e culturale molto pratica al distanziamento sociale cui siamo costretti da più di un mese.

 

    Ciò che deve restare un punto fisso, anche dopo che sarà passata questa situazione anomala, è l’apertura verso il mondo digitale dal quale non solo non bisogna pensare di poter prescindere, ma che neppure possa essere arginato a una fruizione sporadica e inessenziale per le nostre vite (come si potrebbe ritenere, non senza errore, l’utilizzo del digitale per la condivisione di informazioni emotive nei social media). Lo smart working e la didattica a distanza sono occasioni per aumentare la consapevolezza del ruolo essenziale giocato dalle tecnologie digitali nella nostra epoca storica e per renderci conto che il futuro è con il digitale. In altre parole è anacronistico argomentare che il vero lavoro o la vera trasmissione di cultura e di nozioni è quella analogica. Dopotutto il lavoro da remoto esiste da anni per una grande varietà di professioni che vanno dalla moda al giornalismo. Con lo sviluppo della “vita connessa” assistiamo al fenomeno di come anche la cultura, oltre alla maggior parte delle nuove professioni, passa attraverso internet e il digitale. Ciò non vuol dire che col virus (se mai passerà definitivamente) scomparirà anche la nostra dimensione di vita analogica, ma che essa sarà ancor più integrata con quella digitale è un auspicio che non dobbiamo disattendere. Soprattuto per i benefici professionali che la dimensione digitale determina, migliorando e responsabilizzando la qualità del lavoro e delle prestazioni e migliorando lo stile di vita dei lavoratori, i quali non sono più costretti a spendere molto tempo della propria giornata in viaggio. Studenti e docenti utilizzano ad ora piattaforme di didattica telematica: l’ambito scolastico e accademico era rimasto tra gli ultimi settori ad essere per lo più analogico, adesso sperimentiamo una integrazione di questo ambito con il digitale, il che non vuol dire che debba diventare un settore fondato sulla digitalizzazione di dati concettuali o di informazioni digitalizzate, facendo scomparire con un colpo di spugna la dimensione analogica dell’incontro e del confronto vis-à-vis e trattando le informazioni culturali e le riflessioni concettuali come i big data della finanza, trasformando la scuola e l’università in una Piazza Affari o in una Wall Street della cultura. Il colloquio e l’interazione per così dire live sono ineliminabili nella trasmissione delle informazioni culturali e concettuali in quanto comportano una riflessione che svolge una funzione di supplemento a quella svolta in autonomia dalla lettura dei testi. Ipotizzare un confronto dialogico che produca riflessioni su un tema e l’elaborazione di informazioni concettuali attraverso piattaforme come Classroom o E-learning o Microsoft teams significa rappresentarci un cambiamento della dialettica conoscitiva e della elaborazione cognitiva che può essere definita nei suoi particolari tratti applicativi solo da una mente visionaria, per il momento. Quel che è certo è che la didattica a distanza ci apre gli occhi su un possibile e reale utilizzo differente delle informazioni culturali, già sperimentato nell’utilizzo, da parte di docenti universitari, di blog o gruppi Facebook come estensioni digitali che agevolano la distribuzione del materiale didattico e stimolano l’esercizio dialettico della riflessione di gruppo nella vita online.

 

    Per adesso, ciò che è sufficiente, credo, è riflettere sulla avvenuta interazione tra analogico e digitale nella disciplina scolastica e accademica. Un fenomeno inedito quanto inaspettato, che connette un ambito prettamente analogico e offline con la dimensione digitale e online. Questo fenomeno rincara la dose e implementa ulteriormente la nostra esperienza di vita ibrida tra digitale e analogico, reale e virtuale, in modo da consolidare una loro co-appartenenza mediata dalla vita umana stessa nel suo affaccendarsi nelle vicende quotidiane con cui deve confrontarsi in un’era in cui la grande novità e la grande rivoluzione è proprio quella digitale e informatica.

 

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