Una passeggiata a New York

di Giordana Rubria Fiori

 

Questa mattina sono uscita intorno alle 12, munita di mascherina. Ero diretta poco lontano da dove abito, al parco che corre lungo la riva del fiume Hudson, linea demarcatrice del confine fra lo stato di New York e il New Jersey. Era una giornata di splendido sole, e data l’assenza di reali restrizioni in merito alla possibilità di uscire di casa, ho approfittato per prendere una boccata d’aria. Anche in questa situazione estrema, il governo ha preso la via della responsabilizzazione dell’individuo e ha scelto di non agire sulla libertà personale con restrizioni imposte dall’alto. Il numero di emergenza attivato dal sito ufficiale della città di New York per mantenere i cittadini informati sulla situazione COVID-19 si occupa di diffondere e inviare messaggi che invitano a restare a casa, a stare lontani gli uni dagli altri: “aiuta a fermare il contagio del COVID-19. Resta a casa per salvare vite. Quando esci, metti a rischio te stesso e gli altri”; “I parchi sono aperti per lo sport e il gioco, ma fate la vostra parte: mantenete una distanza di almeno 6 piedi dal prossimo”; “Godete dei parchi della città di New York da casa! Visitate on.nyc.gov/parksathome per fare dei tour virtuali dei parchi e partecipare a corsi di meditazione, fitness, attività per i bambini e molto altro.”[1] Il governatore Cuomo, però, non ha approvato alcuna misura seriamente restrittiva della libertà personale.

È surreale attraversare una Broadway ormai costantemente deserta, come in una domenica pomeriggio senza fine. Dal lato opposto della strada ho incrociato un gruppo di persone che da almeno un mese si sono accampate alla bell’e meglio accanto all’ingresso della metropolitana. Dal 22 marzo alle 20, infatti, è entrato in vigore il cosiddetto “New York State on PAUSE”, articolato in dieci punti che prevedono la chiusura di attività non essenziali, il rinvio o l’annullamento di eventi e situazioni di aggregazione, la necessità del distanziamento sociale, la limitazione delle attività ricreative all’aperto e dell’uso dei mezzi di trasposto pubblici[2]. Per una città come New York, in cui la maggior parte degli abitanti conta sul ritmo spaventosamente serrato e rapido delle attività per trovare lavoro, il risultato è stato tragico. Secondo il New York Times, la fonte principale di informazione per me che non possiedo televisione, la disoccupazione è montata ad un livello che ricorda la crisi del ’29. Il numero di richieste di disoccupazione ha superato i 20 milioni in quattro settimane, un aumento del 2637% che ha annullato completamente la crescita avvenuta negli ultimi nove anni dopo la recessione.[3] Tutti coloro che si destreggiano fra due, tre o quattro lavori con paga oraria per far fronte all’affitto mensile sono rimasti con i piedi per terra ed evidentemente alcuni di loro anche senza casa. Non poche sono anche le persone che hanno scelto la strada perché luogo più sicuro o meno pericoloso di una permanenza prolungata nel proprio domicilio, dove subiscono gravi episodi di abuso o violenza domestica[4].

Fra i meno colpiti dal punto di vista economico sono senza dubbio gli studenti come me, che ricevono un sostegno economico dall’università. Sono prima di tutto una musicista, e veder sparire in un soffio tutti i concerti, i festival per cui avevo preparato e sostenuto audizioni, le prove in orchestra e quant’altro è stato ed è immensamente triste e frustrante. Se non altro, però, posso tirare un sospiro di sollievo perché non devo preoccuparmi di trovare il denaro per pagare l’affitto, che in questa città si aggira in media attorno ai 1.100 dollari per una stanza, quando si è fortunati. Per tamponare la situazione di crisi economica nell’immediato il Governo degli Stati Uniti ha proclamato il cosiddetto “CARES Act”, ovvero “Coronavirus Aid, Relief, and Economic Security Act”, tramite il quale i cittadini americani riceveranno un aiuto economico dall’Agenzia delle Entrate. La cifra sarà variabile a seconda del reddito annuo stabilito nel 2019, fino ad un massimo di 1200$ a persona, che verranno depositati nei conti in banca oppure spediti sotto forma di assegni.[5]

Sulla via che conduce al parco ho incontrato poche persone, quasi tutte indossavano la mascherina, che è ormai obbligatoria. La città che non dorme mai ora sembra essere in letargo, ed anche il passo dei suoi abitanti, notoriamente rapido al limite della corsa, si è calmato. Ho avuto addirittura il tempo di incrociare lo sguardo di qualche persona. È a Riverside Park che ho trovato tutta la gente del quartiere che oggi, come me, è uscita di casa. Un tennista solitario che palleggia con il muro, un ballerino di tip-tap, un gruppo che gioca a pallavolo, e poi ciclisti, pedoni, coppie, famiglie. Lì sembra non essere cambiato nulla, e mi risulta difficile credere che a Central Park, poco più a sud, abbiano dovuto montare un ospedale da campo per far fronte alla crescita esponenziale dei contagi, che nell’ultimo mese ha fatto di New York il centro epidemico degli Stati Uniti. Con un livello di ospedalizzazione di circa 2,8 posti letto per 1000 malati ed un sistema sanitario quasi completamente privato, era chiaro fin dall’inizio che in un luogo sovrappopolato come questo le conseguenze sarebbero state gravi. I dati sono comunque sconcertanti: solo nella città di New York sono quasi 135.000 i casi confermati, e più di 13.000 i decessi.[6] Sull’isola di Hart nel Bronx, da oltre 150 anni cimitero pubblico della città di New York che accoglie tutti coloro il cui corpo non venga reclamato o identificato oppure coloro le cui famiglie non possano permettersi la sepoltura altrove, è stata scavata una fossa comune dove verranno seppelliti almeno temporaneamente i morti causati dal Covid-19[7]. È ancor più singolare, a tal proposito, che il governo non abbia realmente imposto una quarantena, se non altro volta a rallentare il contagio. Da un lato, infatti, non ci sono respiratori a sufficienza, al punto che uno fra i messaggi arrivati dal numero del governo chiede a chirurghi e veterinari di donare macchinari agli ospedali, e che Trump ha dato ordine di convertire la fabbrica automobilistica General Motors alla produzione di respiratori[8]; dall’altro le persone sono semplicemente state invitate a rimanere a casa, senza delle chiare indicazioni dall’alto, e molti hanno inizialmente preso questa situazione come una vacanza, affollando strade e parchi, continuando ad utilizzare la metropolitana e contribuendo dunque al raggiungimento di un picco spaventoso. A questo si aggiunga che le abitazioni di New York sono per lo più vecchie e mal tenute, concepite per non essere vissute. Gli spazi sono angusti, spesso senza luce naturale, e una permanenza prolungata diventa quasi impossibile a meno che non sia imposta. Le famiglie più abbienti sono fuggite dalla città un mese fa, trasferendosi nelle seconde case a nord o negli Hampton, ma la “working class”, cuore pulsante della città di New York, si è trovata costretta a vivere in uno spazio che più che una casa costituisce un rifugio dove dormire.

Realmente estrema è la situazione dei senza tetto, che solo nella città di New York si aggirano intorno ai 70.000: uno ogni 125 abitanti su una popolazione di 8,4 milioni, secondo i dati forniti dall’associazione missionaria The Bowery Mission[9]. Molte di queste persone dormono in centri di accoglienza dove i letti sono tanto vicini da potersi stringere la mano, e spesso sono stati proprio questi centri a trasformarsi rapidamente da rifugi in focolai di epidemia[10]. L’indigenza nella città di New York affligge soprattutto i bambini, che costituiscono più della metà dei senza tetto della città, e un terzo della popolazione sotto la soglia di povertà. In un simile contesto di disuguaglianza sociale, la chiusura delle scuole pubbliche, che da sempre forniscono educazione e spesso anche una fonte sicura di alimentazione per bambini che conducono un’esistenza incerta, ha inciso gravemente sulla vita dei più giovani. Dopo la chiusura delle scuole e il passaggio all’apprendimento telematico sono stati molti i casi di bambini che non hanno potuto proseguire le lezioni perché privi di connessione internet. Per molti di loro questo ha significato essere tagliati fuori dall’unica attività che permetteva loro di sentirsi parte di una società che altrimenti li tiene sempre ai margini[11]. Per fronteggiare almeno parzialmente questa emergenza e continuare a fornire una fonte sicura di alimentazione, soprattutto a seguito della chiusura di molti centri di distribuzione-pasti (il 37% secondo il New York Times) a causa dell’esplosione dei contagi in città, il Dipartimento dell’Educazione ha stabilito attraverso la città più di 400 “meal hubs”, luoghi dove tutti gli abitanti di New York possono ricevere fino a tre pasti gratuiti al giorno dal lunedì al venerdì[12].

L’aria che si respira è sempre più pesante, man mano che la stasi comincia a permeare la città ed a pesare sempre più sui suoi abitanti. Ci si comincia a chiedere che volto avrà il futuro prossimo, mentre si tenta di pianificare una parziale riapertura delle attività. New York riuscirà a rialzarsi e ripartire come ha fatto dopo l’11 settembre, la crisi del 2008, quella del 1970? Mai prima d’ora e per così a lungo ne è stata profondamente colpita l’economia e la società, eppure tutte le volte in cui era stata data per spacciata è rinata smentendo tutte le aspettative. Staremo a vedere. 

Sono tornata a casa poco dopo le 13, sollevata dal rumore del vento e dal riflesso del cielo nel fiume: una riserva preziosa di energia da centellinare fino alla prossima passeggiata.

 

 

Giordana Fiori è pianista, ha 28 anni e vive a New York.



[1] 692692, nyc.gov/coronavirus.

[2] https://coronavirus.health.ny.gov/new-york-state-pause.

[3] https://www.nytimes.com/2020/04/20/nyregion/coronavirus-nyc-numbers-unemployment.html?campaign_id=9&emc=edit_NN_p_20200420&instance_id=17786&nl=morning-briefing&regi_id=95180099&section=topNews&segment_id=25550&te=1&user_id=83e719f5d79f0f97b05d2407acd68610.

[4] https://www.nytimes.com/2020/04/06/world/coronavirus-domestic-violence.html?searchResultPosition=2.

[5] https://www.congress.gov/116/bills/hr748/BILLS-116hr748enr.pdf.

[6] https://www.nytimes.com/2020/04/20/nyregion/new-york-economy-coronavirus.html?campaign_id=9&emc=edit_NN_p_20200421&instance_id=17817&nl=morning-briefing&regi_id=95180099&section=topNews&segment_id=25631&te=1&user_id=83e719f5d79f0f97b05d2407acd68610.

[7] https://www.nytimes.com/2020/04/10/nyregion/coronavirus-deaths-hart-island-burial.html?searchResultPosition=1.

[8] https://www.nytimes.com/2020/03/30/business/gm-ventilators-coronavirus-trump.html?searchResultPosition=2.

[9] https://www.bowery.org/homelessness/ ; cfr anche https://www.coalitionforthehomeless.org/basic-facts-about-homelessness-new-york-city/.

[10] https://www.nytimes.com/2020/04/13/nyregion/new-york-coronavirus-homeless.html?searchResultPosition=3.

[11] https://www.nytimes.com/2020/03/26/nyregion/new-york-homeless-students-coronavirus.html?searchResultPosition=9 .

[12] https://www.schools.nyc.gov/school-life/food/free-meals.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *