Le librerie e il paradigma dell’emergenza

Il confronto sull’opportunità dell’apertura delle librerie in questa temperie emergenziale di chiusura delle attività commerciali, per quel che può valere l’opinione d’un libraio, permette di porle in evidenza – in “emergenza”, appunto – come caso paradigmatico del momento. Il libro e la lettura, come si sa, da anni si attestano su un “plateau” di vendita e diffusione imbarazzante per un Paese

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Raccontare la Catastrofe

L’esperienza collettiva che l’Italia e il mondo stanno vivendo in queste settimane ci mette di fronte a un problema nuovo, che si aggiunge e, anzi, sovrappone a quello materiale dell’emergenza biologica e sanitaria: si tratta dell’emergenza mediatica e “letteraria” che richiede, per essere affrontata, degli strumenti che forse non abbiamo ancora pienamente a disposizione ma che – proprio per questo – occorre al più presto fabbricarci. La peculiarità del “fatto” coronavirus,

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Una inaspettata fine del mondo

“Se stai leggendo queste parole, allora l’umanità non è ancora scomparsa”. Chi non ha mai sognato di iniziare un racconto in questo modo. È uno degli incipit più abusati dalla science-fiction. Potrebbe essere l’inizio di un libro di fantascienza apocalittico di serie B e invece è la realtà che stiamo vivendo con angoscia in questi giorni. Una realtà plausibile, per quanto inaspettata che siamo stati abituati a contemplare con distacco e ironia nelle

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Salvini, la ministra, Google e il Papa

I motivi per parlare di scuola e di didattica sono sempre numerosi, ma quelli per tacere generalmente sono in netta maggioranza. Questa mia convinzione aveva vacillato già qualche giorno fa, quando la ministra dell’istruzione aveva dato prova dell’incapacità di comunicare nella propria lingua madre1 e Salvini aveva pubblicato un post in cui poneva il problema dell’accesso all’istruzione per tutti e tutte proponendo, come in Spagna, una programmazione didattica nazionale via tv.

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“In mezzo a queste quattro mura scolastiche”

Nel recente dibattito sulla scuola, sorto nel clima surreale che stiamo tutti vivendo con apprensione in questi giorni di Coronavirus, ho visto con preoccupazione rispuntare – dopo le stagioni della “scuola delle tre i” (2008) di berlusconiana memoria (impresa/informatica/inglese) e della “buona scuola” del governo Renzi, col suo Piano Nazionale Scuola Digitale (2015) – il mito dell’informatica

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La Cina alla prova della fase 2

La Repubblica Popolare Cinese è il primo paese ad aver affrontato, e forse contenuto, la pandemia Covid-19, dando la sensazione di aver trasformato una potenziale catastrofe sanitaria in un’occasione di visibilità e prova d’efficienza del suo modello socioeconomico, il “socialismo con caratteristiche cinesi’. L’immagine della Repubblica Popolare sembra essersi rafforzata e il soft power di Pechino viaggia insieme ai suoi medici e ai suoi cargo di materiale utile alla lotta al Covid-19.

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Ammalarsi, dove?

“Nulla sarà come prima” è il mantra palingenetico di questi giorni cupi di coronavirus. Quante volte l’abbiamo già sentito e letto, l’ultima solo un decennio fa, all’incedere della grande depressione provocata dal turbo-capitalismo finanziario, ma sappiamo come è andata a finire: non stiamo più come prima, anzi per molti aspetti stiamo collettivamente peggio di prima. Nell’attesa messianica che tutto cambi, pare opportuno cominciare a effettuare alcune prime arature del cambiamento possibile a partire dallo stato delle cose attuali,

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Il mondo di cui prendersi cura

Nella mia quotidianità, con l’isolamento, si è dolcemente insinuata un’abitudine che prima non avevo. Non è questione di imposizioni o consigli: ho iniziato quasi per caso e adesso questo gesto è diventato un tranquillo rituale. La sera, sul tardi, mi affaccio al ballatoio dove si trova l’ingresso di casa mia e ri-mango per qualche minuto a contemplare il buio sospeso su quel piccolo angolo di Torino che si offre al mio sguardo.
Sulla sinistra, fra gli alberi, svetta Superga, che di notte – specialmente quando le stelle e la luna le fanno corteo – è ancora più bella. A tutto quello che sta più in basso non avevo mai prestato troppa attenzione. Adesso, invece, ci sono costretto.

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